Home NewsFallimenti. Il 2024 sarà ricordato come l’anno orribile

Fallimenti. Il 2024 sarà ricordato come l’anno orribile

Imprese italiane al collasso: un grido d’allarme per il 2024, crescita dei fallimenti e crisi strutturale del sistema produttivo

Da Nora Taylor
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Il 2024 si è aperto con una scossa violenta per il mondo imprenditoriale italiano. I fallimenti crescono del 17,2% su base annua, un’accelerazione preoccupante dopo il già critico +9,8% del 2023. Lo certifica l’Osservatorio procedure e liquidazioni di Cerved, che fotografa una realtà durissima: da 7.848 a 9.194 aziende sparite, in soli dodici mesi.

A innescare il cortocircuito ci pensano tre micce letali: costi energetici esplosivi, interessi sui debiti sempre più pesanti, e una congiuntura economica in progressivo deterioramento. Il conto lo pagano le imprese, soprattutto nel Nord-Ovest (con la Lombardia come epicentro del sisma), e in particolare le società di capitali che rappresentano l’82% dei casi. Il settore più colpito resta quello dei servizi, che raccoglie il 35% delle procedure.

Settori più colpiti e trend allarmanti

fabbrica

fabbrica PH FP

Le crepe si trasformano in voragini soprattutto nel settore delle costruzioni, dove i fallimenti aumentano del +25,7%, e nell’industria, che precipita a +21,2%. Dentro questa, brillano al contrario: i metalli con un +48,4% e il sistema moda con un +41,1%. Due simboli del “fare italiano” che si sfaldano, trascinando con sé identità e competenze.

Ma la novità più inquietante arriva dal fronte delle imprese giovani: quelle con meno di 5 anni passano dal 2% nel 2022 al 12% nel 2024. Una vera e propria ecatombe generazionale. Chi ha provato a innovare, rischia ora di affondare senza aver avuto nemmeno il tempo di crescere.

I pochi settori che tengono

A reggere meglio l’urto restano solo i settori del largo consumo, della chimica e della farmaceutica, che mostrano una resistenza più strutturata.

Questi numeri non raccontano solo una crisi, ma il collasso lento e progressivo di un ecosistema produttivo senza rete. Serve una strategia nazionale che protegga chi ogni giorno crea valore: non slogan, ma strumenti concreti, incentivi, visione. Il credito va reso accessibile, l’energia sostenibile, i giovani imprenditori supportati.

Non possiamo permetterci di restare spettatori. Se l’Italia perde le sue imprese, perde sé stessa. E con lei, la possibilità di immaginare un futuro che abbia ancora lavoro, dignità, e sogni da costruire.

A cura di Nora Taylor
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