La locomotiva parte e il confine si fa ricordo
Domenica mattina, il cuore di Treviso batte al ritmo di un fischio antico. Un treno d’epoca, fatto di ferro, legno e memoria, prende la strada dei binari verso est. A bordo, la promessa di un viaggio che non serve solo a spostarsi, ma a sentire.
Il convoglio sfiora Conegliano, Sacile, Pordenone, Udine, poi entra nel paesaggio che separa – o unisce – Gorizia e Nova Gorica. Qui, sul confine che non divide più, i vagoni si fermano e le storie cominciano.
Da una finestra, il tempo rallenta
Nelle carrozze Centoporte degli anni ’30, il mondo si muove lento. I passeggeri si affacciano e vedono i campi, i campanili, le case ferme. C’è silenzio, ma non noia. C’è il tempo per pensare. Ogni chilometro racconta qualcosa che non sta scritto sulle mappe.

All’arrivo, ci si lascia guidare tra piazze, mostre e percorsi culturali. La visita alla stazione di Transalpina e alla mostra “Lasciapassare/Prepustnica” diventa un passaggio tra epoche, tra voci italiane e slovene che si mescolano sotto lo stesso cielo.
Un biglietto piccolo per un viaggio enorme
Il prezzo racconta l’anima dell’evento: 10 euro per gli adulti, 5 per i ragazzi sotto i 12 anni, ingresso gratuito per i più piccoli. Anche la bici trova spazio, perché chi viaggia così, con lentezza, spesso lo fa su due ruote.
Il ritorno lascia libertà: Nova Gorica alle 17:00 oppure Gorizia alle 17:20. Non serve correre. Il bello, stavolta, è proprio fermarsi.
Ci sono viaggi che non finiscono alla stazione
Chi scende da quel treno non è lo stesso che è salito. Ha visto città e confini con occhi nuovi, ha ascoltato lingue familiari e sconosciute, ha sentito che l’Europa non vive nei trattati, ma nelle mani che si stringono su una banchina.
Questo treno non va solo da Treviso a Nova Gorica. Va dentro una possibilità: che la memoria costruisca ponti, che il passato insegni ad andare avanti, che i confini diventino orizzonti.
A cura di Jano Parrino
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