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Gli energivori

Non chiamatela ansia, non confondetela con l’affetto o con il bisogno umano di conforto

Da Nora Taylor
nicola santini parole sante ph press

Ci sono persone che si nutrono di energia altrui come i vampiri si nutrono di sangue. Non hanno bisogno di nulla, eppure reclamano tutto: il tuo tempo, la tua attenzione, il tuo ascolto, il tuo respiro. Li riconosci perché entrano nella tua giornata con urgenze che non esistono, allarmi che non suonano mai davvero, problemi che non chiedono soluzioni. Hanno bisogno solo di spettatori. Hanno sempre qualcosa “da dirti” e non è mai né breve, né necessario. È solo una richiesta di presenza continua, un’occupazione abusiva dello spazio vitale. Che poi se non è il tuo è quello di qualcun altro, quindi manco a sentirsi in colpa se non ci si concede.

Non chiamatela ansia, non confondetela con l’affetto o con il bisogno umano di conforto. Gli energivori non cercano un confronto, ma un contenitore. E quando l’hanno trovato, ti svuotano. Sanno che non sanno stare da soli, e invece di imparare, ti trascinano nel loro buco nero, cercando di riempire il vuoto interiore colonizzando l’altrui pienezza.

Non gliene frega nulla di ciò che stai facendo. Se sei stanco, occupato, in difficoltà: per loro non esiste. Loro devono parlarti. Hanno sempre qualcosa in scadenza, un’urgenza che giustifica l’invadenza, un pretesto per entrare nel tuo spazio. Ma non stanno cercando te. Stanno solo scappando da sé stessi. E ogni minuto che gli regali, loro se lo divorano come una razione di sopravvivenza.

E allora, la prossima volta che ti chiamano con quel tono da “è importante”, prova a chiederti: importante per chi? Per te, o per loro? Importante come una questione da risolvere, o come una buca da riempire? Perché se è solo per riempire, ci sono i cuscini, i divani, le terapie. Non noi.

Non sei tu a dover fare da stampella a chi si è spezzato da solo. Non sei un caricabatterie umano per chi arriva sempre scarico perché si è consumato da sé.
Due parole sante: impara a difenderti da chi si dice amico ma ti tratta come uno sfogatoio o un salvagente.
Soprattutto se l’unica cosa che vuole salvare è il suo ego.

A cura di Nicola Santini

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