Home LifestyleAppuntamentiJonathan Lyndon Chase arriva in Italia: ecco cosa ci aspetta

Jonathan Lyndon Chase arriva in Italia: ecco cosa ci aspetta

L'artista americano Jonathan Lyndon Chase debutta a Milano con un'esposizione potente che trasforma lo spazio della galleria in un viaggio intimo attraverso la quotidianità e l'identità

Da Davide Cannata
jonathan lyndon chase ph.eric d jackson

Milano si prepara ad accogliere un evento d’arte di grande rilievo: il 29 gennaio 2026 inaugura alla Galleria Gió Marconi la prima mostra personale in Italia dell’artista statunitense Jonathan Lyndon Chase, dal titolo Keep thinking nobody does it like you here comes the sunset. L’esposizione resterà aperta fino al 21 marzo 2026, dal martedì al sabato, dalle 11 alle 18, nella sede di Via Tadino 15.

Questo appuntamento segna anche la prima collaborazione tra l’artista e la galleria milanese, confermando l’attenzione costante del suo programma per le nuove voci della scena internazionale.

Un racconto di vita quotidiana queer nera

La mostra propone un intenso viaggio attraverso i momenti quotidiani della vita queer nera in contesti urbani. Chase esplora memoria, corpo, mente e anima, intrecciando il passare del tempo, il dialogo tra opposti e la tensione tra leggibilità e astrazione.

jonathan lyndon chase ph press

Jonathan Lyndon Chase PH Press

“Il mio lavoro vuole rendere visibile ciò che spesso rimane invisibile: la complessità emotiva della vita nera queer, nei suoi gesti più intimi,” ha dichiarato l’artista, sottolineando come l’opera sia radicata nell’esperienza personale ma aperta a una riflessione più universale.

La galleria trasformata in spazio domestico e umano

L’allestimento al piano terra della galleria si articola come un insieme di ambienti domestici – un soggiorno, una camera da letto, una cucina e un bagno – che diventano scenografie dell’interiorità. Qui la figura umana, ricorrente nella pittura di Chase, si muove, si rivela e si dissolve, esprimendo stati emotivi e mentali cangianti.

Ogni stanza assume un valore simbolico, trasformandosi in un paesaggio psicologico: un archivio della memoria e un riflesso dell’anima, dove il corpo e lo spazio si fondono.

Quando lo spazio diventa corpo

Gli interni immaginati da Chase non sono neutri: sembrano vivi e pulsanti, fatti di crepe, fili scoperti, tubi che gocciolano e soffitti che perdono. Il tappeto accumula storie passate, mentre le pareti trattengono tracce di presenza e tempo.

In questo universo sensuale e fragile, la matericità dello spazio diventa metafora del corpo umano e dei suoi segreti. “Mi interessa il confine tra vulnerabilità e resistenza,” spiega Chase, invitando il pubblico a entrare in contatto con un’esperienza estetica allo stesso tempo personale e collettiva.

A cura della redazione

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