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Spiagge 2025, affari d’oro per i lidi di Napoli

Canoni irrisori nonostante i grandi guadagni, quanto (poco) pagano per le concessioni

Da Nora Taylor
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A Napoli, i lidi balneari rappresentano un vero e proprio business fiorente nel 2025, ma sorprende quanto poco paghino per le concessioni delle spiagge che gestiscono. I canoni annuali variano tra 1.314 e 50.476 euro, una cifra che appare molto contenuta soprattutto se si considera l’estensione delle aree occupate, alcune delle quali superano i 12.500 metri quadrati. Questi lidi riescono a generare introiti importanti grazie all’alta affluenza di turisti e residenti, ma il costo della concessione rimane quasi simbolico rispetto al valore reale di mercato. Il contrasto tra i ricavi effettivi e le tariffe imposte accende dubbi sulla correttezza e trasparenza delle assegnazioni, lasciando spazio a interrogativi sulle possibili disparità e sull’efficacia della regolamentazione vigente.

Problemi con l’addizionale regionale

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napoli PH FP

Un ulteriore elemento di criticità riguarda l’addizionale regionale del 25% che i concessionari dovrebbero versare oltre al canone base. Negli ultimi cinque anni, molte strutture hanno ignorato questa imposta, provocando un ammanco nelle casse pubbliche stimato intorno a un milione di euro. La Regione Campania ha reagito inviando solleciti e richieste di pagamento ai gestori, ma questi ultimi contestano la legittimità della richiesta, affermando che la competenza dovrebbe spettare all’Autorità Portuale e non alla Regione. Questo scontro istituzionale rallenta la riscossione delle somme dovute e impedisce un’efficace azione di controllo, lasciando irrisolto un problema che danneggia la collettività e limita le risorse disponibili per la tutela e la valorizzazione delle coste.

Situazione nazionale critica e gare ferme

La situazione che si registra a Napoli non è un caso isolato, ma riflette un problema più ampio a livello nazionale. Infatti, la maggior parte dei comuni italiani non ha ancora avviato le gare pubbliche per l’assegnazione delle concessioni balneari, nonostante la scadenza di molti contratti. Solo meno di 30 amministrazioni su più di 8.000 hanno avviato queste procedure, lasciando la maggior parte delle spiagge in una sorta di limbo regolatorio. I canoni restano fermi ai valori del 2022, senza adeguamenti nonostante l’aumento dei costi di gestione e il valore crescente delle aree costiere, generando così un mercato stagnante e poco trasparente. Questa situazione alimenta anche un clima di incertezza per gli operatori e limita gli investimenti per migliorare servizi e infrastrutture sulle spiagge.

Necessità di riforme urgenti

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Di fronte a queste criticità, appare evidente la necessità di una revisione radicale del sistema di concessione delle spiagge, sia a Napoli sia nel resto d’Italia. I canoni bassi, l’assenza di gare trasparenti e la mancanza di una gestione condivisa tra enti locali e Autorità Portuali impediscono di valorizzare pienamente le coste italiane, creando un danno economico e ambientale. Le riforme dovrebbero puntare a stabilire regole chiare, a promuovere gare pubbliche regolari e a garantire che i proventi delle concessioni siano reinvestiti nella tutela e nello sviluppo sostenibile degli arenili. Solo così si potrà assicurare una gestione equa e responsabile, capace di bilanciare gli interessi degli operatori con quelli della collettività e dell’ambiente.

A cura di Nora Taylor
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