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Le osmize del Carso, una tradizione antica

Tra storia, natura, buon cibo e convivialità

Da Nora Taylor
osmize del carso
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Da sempre un naturale melting pot culturale, terra di confine, a lungo divisa tra Veneto e Austria, fronte sia nella Prima Guerra Mondiale che durante la Guerra Fredda, ospite di comunità greco-ortodosse, serbe, turche, ebraiche, anglosassoni, la regione Friuli Venezia Giulia non poteva non dare origine a una cucina particolare e variegata, che richiama gli echi della Mitteleuropa, fino ai piatti del Carso che attingono alla tradizione slava. La cucina di Duino Aurisina si può definire una cucina di frontiera. Più in particolare, il Carso, un territorio unico per la sua conformazione, è l’altopiano roccioso che si estende lungo tutto il confine orientale della regione fino alla Slovenia e alla Croazia. Un luogo affascinante che ha stregato artisti, poeti, scrittori, aspro, estremo, duro, abitato da popolazioni che hanno sviluppato un particolare sistema socio-economico basato sulla sussistenza. E una cucina semplice ma gustosa che si basa su pochi e semplici prodotti – cereali, latte e formaggi, mele, erbe, patate, carne di maiale, pollo – e che merita di essere conosciuta per le sue eccellenze: i vini DOC “Carso o Carso – Kras”, gli oli intensi, i formaggi davvero speciali.

Olio, vino, salumi, uova e prodotti dell’orto, secondo una tradizione che risale ai tempi di Giuseppe D’Asburgo (c’è chi sostiene addirittura da Carlo Magno), si consumano nelle Osmize. L’osmica o osmiza è un ristoro rustico tipico del luogo. Il Comune di Duino Aurisina, è quello che ne vanta la più densa concentrazione. Le osmize sono spesso case private o cantine, dove si vendono e si consumano vini e prodotti tipici quali uova, prosciutto, salame, pancetta, formaggi, sottolio e sottaceti, talvolta dolci di propria produzione. Dalla fine del 1700 l’attività di queste case private fu regolamentata da una legge che permetteva la vendita di vino sfuso di propria produzione per un periodo di otto giorni. Infatti il termine in sloveno osmica (pronuncia: osmiza) viene da osem che significa “otto” e indicava la durata della concessione del periodo di apertura, di otto giorni appunto. L’attività doveva essere segnalata lungo la strada o sul portone di casa da una frasca, pena la confisca della merce.

Oggi la tradizione si è ulteriormente diffusa e le frasche lungo le strade si possono trovare dal Carso, sia italiano che sloveno, passando per i paesi della Val Rosandra e fino all’Istria slovena. Disseminate qua e là segnalano con delle frecce l’apertura delle osmize in questo o quel paese, che non sono più di soli otto giorni ma, in base al vino a disposizione, anche di un mese.
Le osmize sono a conduzione famigliare e oltre agli insaccati tradizionali offrono principalmente vini tipici del Carso come i rossi Terrano e Refosco, e i bianchi Vitovska e Malvasia istriana.

A cura di Gianni Pala
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