Home MondoLa mobilitazione silenziosa che scuote gli atelier e i laboratori di alta moda in tutta Italia

La mobilitazione silenziosa che scuote gli atelier e i laboratori di alta moda in tutta Italia

Migliaia di dipendenti del gruppo Kering hanno interrotto le attività quotidiane per diverse ore, manifestando disappunto e frustrazione per scelte aziendali considerate ingiuste, richiedendo attenzione e dialogo concreto da parte dei vertici, e sottolineando l’importanza del contributo quotidiano di chi lavora per i marchi più famosi del mondo

Da Nora Taylor
kering ph wp

La protesta prende forma tra compostezza e simbolismo

Nei laboratori e negli atelier di Scandicci, la quiete apparente è cessata quando i dipendenti hanno deciso di scioperare per quattro ore, esprimendo con fermezza le proprie richieste. Centinaia di lavoratori si sono radunati davanti agli ingressi principali, mentre a Milano un numero altrettanto consistente di persone ha aderito alla mobilitazione. Questa iniziativa mette in evidenza l’importanza di ascoltare chi ogni giorno contribuisce al successo dei grandi marchi internazionali.

Ragioni della mobilitazione

I dipendenti hanno reagito a cambiamenti improvvisi nelle relazioni industriali, in particolare a decisioni aziendali unilaterali e alla diminuzione dello smart working. I sindacati hanno denunciato “una chiusura ingiustificata al dialogo e una distanza crescente tra vertici e operatori del settore”, evidenziando come queste scelte abbiano generato insoddisfazione e senso di esclusione tra chi lavora quotidianamente negli atelier.

L’intervento dei sindacati

CGIL, CISL e UIL hanno espresso grande preoccupazione non solo per le condizioni lavorative, ma anche per il futuro occupazionale del settore, sottolineando che la crisi del lusso riflette problemi strutturali più ampi della moda italiana. I sindacati hanno richiesto maggiore trasparenza e partecipazione dei lavoratori nelle decisioni strategiche, affermando che il dialogo reale rappresenta la chiave per evitare tensioni e malcontento diffuso.

Scelte aziendali e strategie controverse

Il malumore dei lavoratori si collega a scelte recenti del gruppo, come la vendita del ramo Beauty a L’Oréal per quattro miliardi, operazione che riduce un debito netto di quasi dieci miliardi. Queste strategie confermano la volontà dell’azienda di riorganizzare la propria struttura globale, ma allo stesso tempo aumentano incertezza e timori tra chi contribuisce quotidianamente al prestigio dei brand.

Messaggio chiaro dei lavoratori

I dipendenti hanno trasformato la protesta in una richiesta concreta di attenzione, dialogo e rispetto per chi lavora ogni giorno per la fama dei marchi più celebri del mondo, da Gucci a Balenciaga, da Yves Saint Laurent a Bottega Veneta. La manifestazione si è svolta con compostezza, senza strappi o clamori, diventando una testimonianza silenziosa ma potente della centralità del capitale umano nel successo del lusso.

Lo sciopero di Scandicci non rappresenta un episodio isolato, ma evidenzia le tensioni profonde nel settore e invia un monito alle grandi holding internazionali: “la moda esiste grazie a chi la realizza”. Ignorare questo equilibrio rischia di compromettere anche i marchi più iconici. Tra le vetrine scintillanti e gli uffici dei capi storici, resta evidente che il futuro dell’alta moda italiana dipende dal dialogo, dalla valorizzazione dei lavoratori e dalla trasparenza nelle decisioni aziendali quotidiane.

A cura di Nora Taylor
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